Sampdoria-Juve Stabia, il derby del cuore di Quagliarella
Castellammare è la città dove è nato e dove si è formato come calciatore. Prima nel quartiere dell’Annunziatella, sotto casa, poi nella Pro Juventute e infine nella Junior Gragnano. A 13 anni si è trasferito al Torino. Tempi lontani ma ancora vivissimi nella sua mente anche se lui pensa che si è smarrito quello spirito che animava i giovani dell’epoca che tornavano a casa solo dopo ore interminabili di partite di calcio tra amici. Genova invece è la città dove Fabio Quagliarella ha vissuto la sua esperienza calcistica più lunga. Ha indossato la maglia della Samp per più di otto anni. Per i tifosi blucerchiati è una leggenda con quasi 300 presenze ufficiali e 106 goal segnati, quarto bomber più prolifico nella storia della Sampdoria. Dunque Castellammare-Genova ovvero Sampdoria-Juve Stabia che per lui è il derby del cuore. Da una parte il passato calcistico, la fama, il successo nel mondo del calcio, dall’altra gli affetti, la mamma, il papà, gli amici, i conoscenti, i tifosi con la maglia gialloblù, i suoi concittadini, orgogliosi dei suoi successi sportivi. Il derby del cuore che andrà in scena questa sera alle ore 20:30 nello stadio Marassi. Ecco cosa ha dichiarato Fabio Quagliarella ha parlato in vista del match del Ferraris. Ecco le sue dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta dello Sport.
Sulla partita di stasera ha detto: «La definirei una partita “speciale”. Sarà di sicuro una bella sfida. So quanto sia importante ed unico per la Juve Stabia, anche per i suoi tifosi e tutta Castellamare, l’appuntamento contro la Samp. L’unico dispiacere riguarda le porte chiuse». Poi Fabio si è soffermato sulla problematica riguardante l’assenza dei tifosi a causa degli incidenti avvenuti durante il derby Sampdoria-Genoa. «Mi hanno stupito, sono rimasto perplesso, all’inizio pensavo a qualche parapiglia, perché conservo ricordi bellissimi dei miei derby, quando dal pullman andavo allo stadio vedevo persone della stessa famiglia avviarsi insieme con le sciarpe di Samp e Genoa. Spero sia stato solo un episodio. Così, però, si penalizzano tutti coloro che vanno allo stadio solo per fare il tifo. L’ho detto: per la gente di Castellamare la serata è molto particolare». Il filo affettivo con Castellammare è ancora fortissimo anche per un uomo che forse per la sua professione ha vissuto di più lontano dalla sua città natale dove è tutto cominciato. «Prima nel quartiere dell’Annunziatella, sotto casa, poi nella Pro Juventute e infine nella Junior Gragnano. A 13 anni mi sono trasferito al Torino. Non è colpa delle nuove generazioni, ma si è perso quello spirito che si animava, giocando a pallone nel cortile: tornavo a casa dopo ore e miei amici si arrabbiavano perché avevo sfondato le scarpe».
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