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Marina di Stabia: ormai è rottura con la città e cancella dalle brochure la dicitura “Castellammare di Stabia”

“Marina di Stabia”, la società che gestisce il porto turistico costruito a nord della città nel 2007 con fondi del contratto d’area TESS, cancella il nome Castellammare di Stabia dalla brochure. Un ulteriore schiaffo agli stabiesi e alla città dopo l’accordo siglato con il comune di Pompei per chiamare l’approdo “Marina di Stabia-Porto di Pompei”. Si tratta dell’ennesimo strappo con palazzo Farnese e l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Vicinanza. Per coloro che hanno la mente corta ricordiamo che la struttura turistica è territorialmente collocata a Castellammare ed è stata realizzata interamente con fondi pubblici grazie ai permessi a costruire rilasciati dall’ente municipale stabiese. Si ricorda inoltre che per ottenere i permessi dal comune aveva promesso l’assunzione di circa 400 lavoratori. Una promessa mai mantenuta visto che al massimo i dipendenti sono circa un centinaio. E ora sembra che i proprietari di Marina di Stabia si vergognino della loro provenienza, della propria madre naturale e in nome del business a tutti i costi vogliono cancellare definitivamente ogni riferimento alla città che gli ha regalato i natali. Una rottura con la città che non viene da molto lontano, basta tornare indietro di qualche mese e ricordare che da poco la società Marina di Stabia Spa ha chiesto al comune di poter costruire “Il villaggio dei diportisti” alla cui realizzazione si oppone con fermezza il sindaco Luigi Vicinanza e la sua maggioranza politica alla guida della città da giugno scorso. La realizzazione del progetto residenziale denominato “Villaggio dei diportisti” è considerato una pura e semplice speculazione immobiliare della quale la città non ha bisogno. Un diniego che però ha fatto scatenare l’ira dei proprietari di Marina di Stabia che ora vuole disconoscere in modo alquanto vendicativo la terra natia, la madre naturale, per prendere definitivamente le distanze dal nome Castellammare di Stabia ritenuto troppo ostativo e scomodo per la realizzazione dei progetti di sviluppo della struttura in chiave turistica.

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