Lettere: bando avvocatura da rifare, accolto il ricorso al Tar dell’Ordine
E’ bufera a Lettere sul bando pubblico per l’affidamento del servizio avvocatura. Il bando proposto dal comune di Lettere per l’affidamento del servizio Avvocatura ed il successivo affidamento del servizio all’avvocato Gaetano Fontana, è tutto da rifare secondo quanto deciso dal Tar che ha accolto il ricorso proposto dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata, difeso dall’ avvocato Marco Longobardi.
I Giudici Amministrativi hanno accolto tutte le censure mosse dall’ avvocato Longobardi nei confronti del bando di concorso che prevedeva che gli onorari professionali riconosciuti al legale affidatario degli incarichi all’esito della procedura ad evidenza pubblica gravata sono quantificati in contrasto ai criteri stabiliti dal D.M. n. 55/2014 e dalla legge n. 247/2012 (legge sulla professione forense). Gli onorari fissati unilateralmente dal Comune di Lettere, che ha determinato collettivamente gli onorari a prescindere dall’oggetto della controversia, accomunano in modo irrazionale e illogico diverse tipologie di attività, non solo giudiziali ma anche stragiudiziali. Il TAR di Napoli ha condiviso le argomentazioni dell’avvocato stabiese secondo cui il sistema di remunerazione indicato dal Comune di Lettere era ingiustificato e palesemente illegittimo, in quanto determinava gli onorari degli avvocati, fossero essi di 1.000 o 1.000.000 di euro, senza alcuna considerazione del tipo di controversia. Inoltre, in ogni caso, le controversie “semplici” (con un’unica questione di fatto o di diritto di facile soluzione) e quelle “complesse” (con molteplici questioni di fatto o di diritto di difficile soluzione) sono remunerate allo stesso modo. Pertanto, al di là della legge sull’equo compenso, la determinazione del compenso stabilito dal Comune di Lettere è stata ritenuta dal TAR di Napoli del tutto illogica, irrazionale e sproporzionata, e le motivazioni addotte dall’avvocato Longobardi per l’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata in appello pienamente accolte.
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