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Juve Stabia: Adorante, “voglio prima segnare i gol per la salvezza e poi penserò alla serie A”

Andrea Adorante, di professione goleador, da gennaio del 2024 alla Juve Stabia. Da allora 12 gol segnati in serie C, la vittoria nel campionato di C e 3 gol con la maglia gialloblù in serie B. Oggi è considerato il profeta del calcio stabiese e sta facendo sognare una città intera. Ai tempi in cui militava nell’Inter, venne convocato da Spalletti per una sfida di Europa League. Ma non era giunto ancora il suo momento perché la settimana dopo si ruppe il crociato. Contro la Sampdoria a Marassi ha segnato una doppietta in pochi minuti. Quei due gol hanno dato una vittoria insperata alla Juve Stabia che ora veleggia in quarta posizione nella classifica della serie B.
“Abbiamo vinto contro una squadra molto forte e blasonata – ha dichiarato durante una lunga intervista a “La Gazzetta dello Sport” – Dispiace vedere uno stadio vuoto (la gara si è giocata a porte chiuse) specie Marassi che ha un’atmosfera incredibile. Abbiamo fatto il miglior secondo tempo del campionato dopo un primo in cui abbiamo trovato pochi spazi. Segnare una doppietta è stata sicuramente una grande emozione”.

Ma con quali obiettivi affronta la cadetteria la Juve Stabia. “Il primo traguardo è la salvezza, poi quello che verrà in più sarà tutto di guadagnato – ha precisato Adorante – Intanto facciamo un passettino alla volta e cerchiamo di mantenere la categoria. Essendo arrivato a gennaio ho avuto un grande impatto in spogliatoio. Mi hanno subito coinvolto e fatto sentir parte di quel gruppo. C’è sempre stata una rivalità sana tra di no…”.
Prima di trasferirsi a Castellammare Andrea Adorante ha giocato nella Triestina dove ha contribuito alla salvezza dalla retrocessione in serie D con un gol alla Pergolettese che rimarrà nella storia del club. Ecco cosa riporta la “Rosea” in merito. “Faccio una premessa: come piazza Trieste merita di stare in altre categorie per status, tifosi e stadio. Mantenere la Serie C era fondamentale, quello è stato uno dei gol più importanti della mia carriera”. Nel campionato di B in corso la Juve Stabia ha ottenuto finora 4 vittorie, 2 pareggi, 2 sconfitte. Uno score prestigiosa che fa sognare i tifosi per una squadra che è ripartita mantenendo il grosso delle rosa della passata stagione. “È vero – risponde l’attaccante al suo intervistatore – solo in pochi hanno masticato la Serie B. Siamo tutti ragazzi ambiziosi, chi dalla Serie C e chi dalla Serie D. Ognuno ha un obiettivo in testa che è quello collettivo, ovvero salvarsi”.

La sua carriera calcistica è ricominciata da Parma dopo il grave infortunio patito ai crociati quando militava nell’Inter. “Sì, sono partito dal loro settore giovanile a 8 anni ma, essendo sotto età, non potevo fare partite con i Pulcini, solo allenamenti. Così mi sono trasferito all’Inter Club Parma (società affiliata ai gialloblù, ndr) per poi tornare nel vivaio del Parma dove, con i Giovanissimi, sono arrivato a giocarmi da protagonista la finale scudetto nel 2015 contro l’Inter, che vinse il torneo”.
Vinse lo scudetto con l’Under 17 grazie ai suoi 13 gol e poi arrivò la chiamata di Spalletti in Europa League contro il Rapid Vienna. “Dovevo andare in panchina anche quella dopo contro l’Eintracht Francoforte, ma mi ruppi il ginocchio la settimana prima – come riportato nell’articolo pubblicato da La Gazzetta dello Sport – Molte volte Spalletti mi chiamava per allenarmi in prima squadra, facevo le rifiniture con loro. Lui guardava molto alla Primavera. Mauro Icardi mi faceva impazzire, di fatto è il mio idolo. Un giorno stavamo facendo una normale sessione di allenamento, lui era in disparte per fare un esercizio sui tiri: stoppava e tirava, mamma mia. Diceva al componente dello staff di passargli la palla sempre più forte, lui la metteva giù con una scioltezza disarmante. Lo stop era già orientato al tiro. Sono rimasto davvero impressionato”.
Poi arriva il grave infortunio in una partita contro la Juventus. Ecco cosa dichiara Adrea Adorante a proposito “Mi ricordo di aver fatto un contrasto con Fagioli, anche se in quella partita ero molto nervoso perché non giocai dall’inizio. Persi una palla e, nel rincorrerla, mi saltarono i legamenti del ginocchio. Ho avuto un calo di autostima, quello sì. Ma, sinceramente, penso che la rottura del crociato mi abbia fatto crescere sia come giocatore, sia come persona. All’Inter non mi sentivo ancora pronto per approdare in una categoria superiore. Non ho rimpianti, ho fatto il giusto percorso”.

Da qui il ritorno al Parma e il debutto in Coppa Italia e Serie A. “Sì, Liverani aveva un’ottima considerazione di me e mi diede spazio in Coppa Italia, dove segnai anche un gol al Pescara. Oltre a farmi debuttare in Serie A per 9’ contro il Bologna nel 2020. In Primavera ho avuto una ricaduta e da lì ho faticato ad avere continuità. Poi arrivò D’Aversa in panchina che fece altre scelte. Da lì sono ripartito dalla Serie C con Francavilla e Messina, prima di approdare alla Triestina”.

Il bomber stabiese è figlio d’arte. La sua è una famiglia di calciatori. Il fratello ha giocato in Serie C alla Reggiana e nella Primavera della Lazio e il papà, Domenico, ha giocato in Serie B al Pescara e anche lui, purtroppo, si ruppe il crociato.

Ma ora per lui c’è solo la Juve Sabia. Con quali obiettivi? “Realizzare più gol possibili per aiutare la Juve Stabia a salvarsi. E riuscire ad arrivare il prima possibile in Serie A, mio grande sogno”.

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