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Fabio Quagliarella: quando a mio padre arrivavano messaggi del tipo “Tuo figlio ora è in giro per Castellammare e ora gli spezziamo le gambe, ora lo ammazziamo”

Il Il 27 agosto 2010, Fabio Quagliarella, calciatore nato a Castellammare di Stabia, lascio il Napoli dove giocava e si trasferì all’odiata Juventus. Per questo fu bersaglio di molte critiche da parte dei tifosi napoletani che gridarono al “tradimento”. Poi negli anni successivi è stata scoperto il perché di quel “tradimento” che i tifosi azzurri hanno faticato tanto a digerire. Ebbene, Fabio Quagliarella fu costretto ad andare a giocare in un’altra squadra in quanto continuamente minacciato di morte da ignoti loschi personaggi. In seguito gli inquirenti sono riusciti ad acchiappare il colpevole di quei ricatti e quelle minacce, e a farlo condannare in tribunale. Da quella sentenza la vita di Fabio Quagliarella è ritornata a splendere e a distanza di anni vi proponiamo il suo stato d’animo di quei giorni così come riportato su facebook da FootballPassion.

A mio papà, quando io ero in giro gli arrivava un messaggio dove gli dicevano ‘Tuo figlio ora è in giro per Castellammare e ora gli spezziamo le gambe, ora lo ammazziamo’. Qualsiasi piccolezza nella tua testa era un pericolo, dicevi ‘È successo qualcosa’, perché sapevi che queste minacce… quando uscivi di casa, a un certo punto ti guardavi intorno, ti sentivi osservato, ti sentivi minacciato. Non sapendo chi fosse, guardavi tutti con altri occhi, con occhi dubbiosi, come a dire ‘E se è questo, e se è quello?’ Non nascondo il clima di tensione che c’era in famiglia. Erano continui dubbi, continui pensieri. Ha segnato la mia carriera, ha segnato la storia mia con il Napoli. Da quando c’è stata la sentenza è cambiato tutto, posso vivere la quotidianità che mi era stata tolta e sono libero di testa. Potevo a quel punto allenarmi spensierato e pensare solo al calcio e a fare gol, cose che prima non potevo. In tanti non avevano capito la partenza da Napoli, ma dopo la sentenza ho avvertito dalla mia gente e dai napoletani un affetto grandissimo come se fossi tornato a vestire la maglia azzurra. Ci sono persone che adesso mi abbracciano, alcuni mi chiedono scusa ma io rispondo che nessuno deve chiedermi scusa, perché nessuno sapeva niente“.

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