Castellammare: Tanto tuonò che piovve, il sindaco nomina Ciro Cacciola capo staff
Un bando pubblico al quale hanno partecipato 16 concorrenti, pubblicato a seguito interpello interno andato deserto, da il via libera al nuovo capo di gabinetto del sindaco Luigi Vicinanza. Fin qui nulla di irregolare. Quello che però a tanti non va giù sono le modalità attraverso le quali è stato scelto il capo di gabinetto del sindaco. Innanzitutto perché la scelta è caduta su Ciro Cacciola, già direttore generale del Museo Archeologico Virtuale di Ercolano, presieduto dallo stesso sindaco Vicinanza. Inoltre Ciro Cacciola è stato suo braccio destro del sindaco durante la campagna elettorale per l’elezioni comunali dello scorso giugno a Castellammare. In effetti, tanto tuonò che piovve. Che Cacciola sarebbe diventato capo gabinetto di Vicinanza era un poco come il segreto di “Pulcinella”. Ormai a Castellammare lo sapevano tutti, ma proprio tutti, anche le pietre. Ma allora perché fare questa “sceneggiata”. Perché fare finta che la scelta sarebbe avvenuta attraverso un bando pubblico? Non era meglio e più giusto farlo alla luce del sole, facendo diradare la cortina di fumo che invece ora avvolge il provvedimento? A già, purtroppo è la legge che lo impone. E’ la legge che vieta qualsiasi nomina se non attraverso un bando pubblico. E così ha fatto il comune di Castellammare. Peccato, però. Peccato perché gli stabiesi si aspettavano qualcosa di diverso da una amministrazione di centro sinistra. E di diverso nella nomina di Ciro Cacciola non c’è proprio nulla. Tutto uguale a prima. Tutto uguale anche a quando a palazzo Farnese c’erano quelli che fecero sciogliere il comune per infiltrazioni camorristiche. E poi perché ancora una nomina in un posto chiave al comune di un elemento privo di identità stabiese, che non conosce la città, non la vive, non conosce i carciofi di Schito, vero sindaco? Insomma, al comune è andata in scena di nuovo la mortificazione della stabiesità. Altro che “Grande Stabia”. Come del resto accaduto con la scelta degli assessori della giunta, tutti elementi privi di identità stabiese che non hanno nulla da spartire con la città.
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